Giovanni Ficarra, il sogno olimpico e quel maledetto rimpianto…

Data:
2 Marzo 2016

Giovanni Ficarra, il sogno olimpico e quel maledetto rimpianto…

“Siamo arrivati all’ultimo appuntamento con le storie dei nostri campioni che meglio hanno rappresentato la Sicilia nel 2015. Dopo Gaetani Liseo, Cardella e le sorelle Lo Bue, ora tocca a Giovanni Ficarra, atleta dalle mille risorse che l’anno scorso ha vinto il suo primo oro mondiale e a cui rowingsicilia dà il titolo di “Miglior canottiere siciliano 2015”. Ecco il racconto del suo anno fantastico, tra medaglie vinte e sogni nel cassetto.

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Giovanni Ficarra (a sinistra) e Lorenzo Gerosa dopo la premiazione ai Mondiali Under 23

Giovanni Ficarra (a sinistra) e Lorenzo Gerosa dopo la premiazione ai Mondiali Under 23

Non basta vincere per essere un campione. Puoi tagliare il traguardo per primo cento volte, stoppare il cronometro sui tempi migliori, ma alla fine sono certi “dettagli” a rendere grande un atleta. Nonostante abbia solo 19 anni, Giovanni Ficarra ha  la vitalità di un bambino, la consapevolezza di un uomo, la saggezza di un adulto. Il risultato è che l’atleta della Canottieri Peloro si candida, proprio nell’anno dei Giochi di Rio, a diventare una delle migliori promesse del canottaggio italiano: la direzione tecnica lo ha appena testato in singolo alla Trio Zero, gara disputata lo scorso fine settimana a Piediluco, e aperta alla squadra olimpica italiana. Un traguardo, questo, fondato sull’oro vinto l’anno scorso ai mondiali Under 23, certo, ma non solo.

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Giovanni Ficarra (a sinistra) e Giacomo Gaggiotti

Giovanni Ficarra (a sinistra) e Giacomo Gaggiotti

La maglia azzurra che Giovanni si è ormai cucito addosso è frutto di un percorso lungo, duro, costellato da grandi sacrifici. Perché dopo aver preso a 14 anni il treno che l’ha portato a Piediluco, diventato ormai casa sua, Giovanni ha sfidato tutti e tutto. Ma soprattutto se stesso e quella statura che non l’ha mai aiutato in uno sport nel quale – soprattutto da Junior – le misure contano. Ma non per lui. Un allenamento dopo l’altro, una gara dopo l’altra, Ficarra ha dato forma ai suoi sogni, diventati medaglie, prima ai campionati italiani – con l’argento in singolo da Ragazzo, primo di una lunga serie di allori (tre titoli italiani e tre bronzi) – poi a livello internazionale, tra Coupe de la Jeunesse, Europei e, infine, Mondiali. Accanto a lui, in questa corsa a ostacoli, una donna importantissima, Alda Cama, sua allenatrice e “mamma” acquisita, che a Piediluco vive e lavora per la Federazione. E Giacomo Gaggiotti, compagno di college, che con Giovanni ha condiviso alcuni dei successi più grandi.

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Giovanni Ficarra, Alda Cama e Giacomo Gaggiotti mostrano l'oro tricolore Under 23 vinto a Lago Patria il 14 giugno 2015

Giovanni Ficarra, Alda Cama e Giacomo Gaggiotti mostrano l’oro tricolore Under 23 vinto a Lago Patria il 14 giugno 2015

Giovanni, hai fatto un grande salto di qualità dall’anno scorso a oggi. Prima l’oro mondiale, forse inatteso, oggi il raduno olimpico. Che cosa si prova a essere tra i migliori?

“E’ stata una bellissima esperienza, che mi ha aiutato a crescere: mi sono confrontato con l’élite del canottaggio italiano. Mi ha colpito la mentalità con cui si affrontano gli allenamenti e la determinazione degli atleti: tutto questo è stato un grosso incentivo per migliorare”.

Hai detto che ti ha colpito la mentalità. Qual è la mentalità di chi si prepara per le Olimpiadi?

“Premetto che in ogni raduno c’è una mentalità vincente perché, sia che ti prepari per una regionale, sia che ti alleni per un’Olimpiade, devi sempre avere la determinazione che ti porta a vincere. E’ ovvio che prepararsi per i Giochi ha una significato diverso: è la gara regina per la quale serve allenarsi come non mai, stando attenti ai piccoli dettagli, che poi fanno la differenza”.

Alla TRio su quale barca hai gareggiato?

“Ero convocato come riserva di punta, ma ho gareggiato in singolo: erano tre anni che non ne facevo una da solo. Durante le prime gare non ho avuto buone sensazioni, poi man mano mi sono sentito sempre più stabile. Credo che il singolo sia un altro sport, quindi non può essere improvvisato. Alla fine, però, posso dire che mi sono divertito”.

Mai dire mai, ma per ora l’Olimpiade sembra un sogno irrealizzabile. Parliamo di progetti concreti. Che cosa ti aspetti dal 2016?

“Ho obiettivi precisi: migliorare tecnicamente e fisiologicamente, partecipare ai mondiali under 23, fare i mondiali universitari, riconfermare il titolo italiano in 2- pesi leggeri under 23”.

Sarebbe fantastico se ci riuscissi con quello che tu definisci “fratello”, Giacomo Gaggiotti

“A proposito di Giacomo ho un grande rimpianto: non essere riuscito a convincerlo, nel 2015, a non smettere. E’ a lui e alla sua famiglia che dedico l’indimenticabile stagione 2015, oltre che ad Alda Cama, la persona a cui devo i miei successi, al mio presidente, e naturalmente alla mia famiglia. Ma c’è anche un’altra persona che mi ha dato forza e a cui voglio trasmettere la mia: si chiama Giuseppe Andronico, un mio carissimo e govanissimo amico che a Messina sta affrontando una gara molto più difficile e importante di tutte quelle che ho fatto io. La sua forza è la mia forza. La mia forza è la sua forza”.

Ultimo aggiornamento

2 Marzo 2016, 19:49