La nuova vita di Giovanni Ficarra, super atleta e aspirante allenatore: “Porteremo il Peloro al vertice del canottaggio siciliano”

Data:
7 Marzo 2017

La nuova vita di Giovanni Ficarra, super atleta e aspirante allenatore: “Porteremo il Peloro al vertice del canottaggio siciliano”

Gli avversari lo temono. Soprattutto sul finale di gara. Perché sanno che se si trovano punta a punta con lui, batterlo è un’impresa da titani. Tenacia e grinta, per Giovanni Ficarra, sono qualità innate. Ma da sole non fanno un campione. L’atleta messinese lo è diventato con umiltà, solo dopo anni di duro lavoro, che finora gli sono valsi un oro e un argento mondiale, quattro titoli Italiani e una caterva di altre medaglie. Troppo poco – si fa per dire – per uno come lui che punta alle Olimpiadi. E che da alcuni mesi a questa parte si è messo in testa un altro obiettivo: aiutare la sua società, la Canottieri Peloro, a crescere, a diventare il primo club remiero in Sicilia. Come? Con la passione e la competenza tecnica che lo contraddistinguono.

La nuova vita di Giovanni Ficarra, super atleta e aspirante allenatore: "Porteremo il Peloro al vertice del canottaggio siciliano"

A destra, in basso, Giovanni Ficarra e Dario Femminò con la squadra Master del Peloro.

Giovanni, vuoi fare l’allenatore?

“Sto imparando. In realtà, continuo ad allenarmi fortissimo come sempre: il mio obiettivo restano la maglia azzurra e le Olimpiadi”.

Ma nel frattempo col cronometro al collo segui i ragazzi del Peloro.

“Sì, da alcuni mesi trascorro due settimane a Piediluco, dove mi alleno con Sebastiano Galoforo e gli altri ragazzi del Peloro, Alessandro Brizi e Federico Poggioli, sotto gli occhi della mia allenatrice Alda Cama. Poi scendo a Messina per altre due settimane e mi divido tra allenamento e lavoro in società: seguo i bambini e la squadra Master. Così, do una mano a Dario Femminò”.

Dopo sei anni fuori stai anche un po’ a casa.

“Beh sì, ci voleva: così sto più vicino alla mia famiglia e lavoro un po’. Certo, la mia nuova vita è più stressante, però è anche dinamica e divertente”.

E’ il tuo primo lavoro?

“No, in passato ho fatto di tutto: il cameriere, il giardiniere, il boscaiolo, il muratore e il meccanico. Tra questi, il  mestiere più pesante è sicuramente servire ai tavoli”.

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Il Peloro.

Parlaci del tuo nuovo ruolo di aspirante allenatore.

“Questo lavoro mi sta dando tanto perché se da un lato trasmetto la mia esperienza, dall’altro imparo tante cose nuove dai Master e dai bambini. Dei più piccoli, per esempio, mi colpisce la loro semplicità, la purezza. Gli adulti sono persone già formate e il confronto con loro mi aiuta a crescere. Di sicuro, non mi sento un allenatore: ci vuole tempo, studio, esperienza”.

Per loro, essere allenati da un campione del mondo ancora nel pieno dell’attività è un onore.

“Sicuramento sono un modello per loro, però quando siamo in palestra stiamo tutti allo stesso livello”.

La Canottieri Peloro è cresciuta alle ultime gare regionali. Tu, Alda e Dario dove la volete portare?

“Oggi abbiamo oltre 50 iscritti tra bambini e Master: vogliamo portare una squadra numerosa al Festival dei giovani e puntare in alto ai Campionati italiani Master, Assoluti e Under 23. Vorremmo anche creare un movimento solido e radicato a livello femminile perché, al momento, sono più le donne Master che gli uomini. Vengono dal crossfit e sono molto forti. Con loro – che ringrazie per la dedizione che mettono – facciamo un tipo di allenamento particolare che si chiama crossrowingtraining, un misto tra corpo libero, pesi, barca e remoergometro. I ragazzi sono molto entusiasti tanto che si allenano tutti i giorni. Tra l’altro abbiamo due pagine Facebook che ci aiutano a fare gruppo: Messinainvoga e Rowing cross training“.

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Da sinistra, Sebastiano Galoforo, Alda Cama e Ficarra.

Come fai a conciliare l’impegno da allenatore con lo studio in Scienze motorie e soprattutto il tuo allenamento?

“E’ difficile ma lo faccio. Mi alleno sempre forte, non ho mai mollato un attimo. E devo dire che sto continuando a migliorare fisiologicamente”.

Dopo l’eliminazione del “quattro senza” dal programma olimpico ci sarà da lottare ancora di più per andare ai Giochi.

“Sì e so che dovrò affrontare avversari che hanno grande esperienza. Ma lo farò! Del resto sono abituato a inventarmi le gare”.

In che senso?

“Quando fai un mondiale, arrivato a mille metri hai le allucinazioni, vedi le scimmie davanti agli occhi. Eppure vai avanti. A 150 metri dalla fine sei sfinito, ma a quel punto che fai? O ti fermi o t’inventi un’altra gara. Ed è quello che cerco di fare”.

Con Sebastiano Galoforo, Alessandro Brizi e Federico Poggioli che programmi avete?

“Noi siamo una roccia nelle mani di Alda Cama, che con lo scalpello cercherà di fare la statua migliore. Vedremo a giugno. Intanto, la ringrazio per tutto quello che fa per noi”.

Ti vedremo gareggiare a Naro ad aprile?

“Sì, ci sarò. Stavolta spero di non svenire in barca, com’è successo sette anni fa dopo la gara”.

 

 

 

 

 

Ultimo aggiornamento

7 Marzo 2017, 23:14